Pikta Studio - Frequenza di rimbalzo

Frequenza di Rimbalzo

Come leggere e ottimizzare un dato che può portare al successo di un sito web.

Cosa significa frequenza di rimbalzo?

La frequenza di rimbalzo è uno dei dati più significativi da individuare in un report realizzato con Google Analytics, perché ci specifica come il bouncing condiziona il nostro sito. Il bouncing, ovvero il “rimbalzo”, indica infatti in che misura un utente “rimbalza” fuori dal sito. Questo perché non coinvolto da un insieme di aspetti, che andremo ad analizzare. Ecco cosa vuol dire frequenza di rimbalzo.

Un vecchio assunto del web design, una regola aurea di cui già Jakob Nielsen – autentico punto di riferimento nell’ambito della web usability e della user experience – parlava decenni fa, è che il tempo medio di permanenza su un sito è di 15 secondi. Infatti, se il sito non ha generato interesse in un lasso di tempo stimabile in 15 secondi, sarà pressoché impossibile che ci possa riuscire successivamente.

Naturalmente questo assunto vale a seconda dei casi. Il fatto che un utente non navighi ulteriormente un sito informativo o divulgativo, poiché alla ricerca di una singola informazione che magari ha trovato, non è necessariamente una cattiva notizia, quanto piuttosto un fatto fisiologico. Lì entra in gioco, come vedremo in seguito, una coerente indicizzazione SEO che aiuterà il sito a raggiungere il bisogno dell’utente pur non coinvolgendolo al punto di esplorare ulteriormente il sito, ma riuscendo comunque a fidelizzarlo per successive ricerche.

Pikta Studio - Frequenza di rimbalzo

Pikta Studio – Frequenza di rimbalzo

Se, però, nel sito è richiesta una interazione da parte dell’utente, con una frequenza di rimbalzo alta è presumibile che questa non avvenga, a maggior ragione se è presente una bassa durata di rimanenza nel sito, e ciò è naturalmente un grave segnale d’allarme.

Come migliorare la frequenza di rimbalzo?

Bisogna tenere bene presente che un contenuto di qualità, veloce da caricare e facile da recepire, non inficia solo l’attenzione del singolo utente che ci ha cercato, ma anche il modo in cui il motore di ricerca ci vede e l’attendibilità che abbiamo secondo lui. Infatti i motori di ricerca non hanno accessibili le metriche sulla frequenza di rimbalzo, che sono proprie solo allo strumento di Google Analytics. Ma possono verificare quanti utenti, dopo aver fatto accesso alla vostra pagina, ritornano alla pagina di ricerca, e un alto numero abbassa l’indicizzazione Google e rovina ogni strategia SEO approntata.

A cosa può essere dovuta un’elevata frequenza di rimbalzo? Secondo uno dei migliori programmi SEO per WordPress, YOAST, e i loro programmatori, il dato può essere causato da tre fattori in particolare:

  • La qualità bassa del contenuto, disincentivando l’utenza a prestare attenzione;
  • Non si è targetizzati a dovere per il tipo di pubblico che vogliamo richiamare coi nostri contenuti;
  • Il visitatore non ha trovato ciò che stava cercando.

Ciò su cui chi offre consulenze SEO deve migliorare, perciò, è la user experience e l’ottimizzazione SEO dei contenuti.

Come migliorare l’User Experience

L’user experience è ciò che qualifica l’usabilità del nostro sito web.
Un design scadente, un’organizzazione dei contenuti confusionaria o un sito che carica lentamente o che da mobile non si adatta a ogni device sono tutte caratteristiche che abbassano l’user experience e che penalizza l’indicizzazione nei motori di ricerca.

Hubspot, un importante sito che si occupa di marketing e vendite, ha indicato queste come linee guida da seguire per offrire una user experience qualitativa:

  • Semplicità: eliminazione di ogni elemento grafico o contenutistico non essenziale;
  • Gerarchia: organizzazione degli elementi in base alla rilevanza;
  • Navigabilità: creazione di un percorso di navigazione il più semplice e ovvio possibile;
  • Coerenza: uniformazione dell’aspetto grafico del sito in ogni pagina;
  • Accessibilità: il sito deve essere accessibile su ogni tipologia di device;
  • Convenzionalità: bisogna usare sempre elementi che le persone conoscano e siano capaci di utilizzare;
  • Credibilità: saper anticipare e soddisfare ciò che l’utente finale ricerca sul nostro sito;
  • Centralità dell’utenza: monitorare costantemente i feedback degli utenti agli elementi del sito, in modo da accontentare la user experience reale.

La user experience è un modo garantito per poter ridurre al minimo la frequenza di rimbalzo e ottenere i favori dei motori di ricerca. Più un sito è usabile e gradevole e più attirerà l’attenzione dell’utente ultimo, aumentandone il tempo di permanenza.

Altri surplus alla user experience sono, ad esempio, un nome dominio semplice da ricordare, url chiare e che specifichino al meglio l’argomento che tratterà la pagina e un’attenzione particolare al focus principale del sito: difficilmente si attirerà un utente, e lo si inviterà a rimanere sul sito, se in una pagina non viene trattato specificatamente l’argomento da lui ricercato.

I contenuti

Un aspetto sicuramente da non sottovalutare, per quanto riguarda la user experience finale, è l’ottemperare un costante aggiornamento dei contenuti. Contenuti stantii e vecchi non invitano assolutamente un utente a rimanere su un sito, né tanto meno a tornarci. Chi tornerebbe su un sito che propone da 4 o 5 anni gli stessi contenuti?
Uno degli obiettivi di Google, con le ultime versioni del suo algoritmo di certificazione dei siti, è quello di favorire i siti considerabili come “fonti autorevoli”, e che quindi offrano contenuti ben scritti, curati nel dettaglio, pertinenti e aggiornati, in modo da intercettare le esigenze del momento.

Inoltre è consigliabile sempre inserire contenuti visivi e intervallare il peso dei font nel testo della pagina.

Paragrafi ben delineati, parole chiave in grassetto e spazi bianchi aiutano tantissimo a aumentare il senso di gradevolezza di un testo.

Infine, è consigliabile la presenza costante di una o più call to action, ovvero dei bottoni che richiamino all’azione il cliente. Questi serviranno sia a richiamare l’attenzione dell’utente su ciò che realmente vogliamo vendere o offrire col nostro sito, sia ad aumentarne l’interazione, in modo da non annoiarlo.

Pikta Studio - Frequenza di rimbalzo

Cos’è il SEO

In precedenza si è parlato di SEO. La Search Engine Optimization, ovvero l’ottimizzazione per i motori di ricerca, è la pratica che ci permette un buon posizionamento nella SERP. Ovvero nella “classifica” dei contenuti di Google, sempre a seconda delle ricerche effettuate.

Ciò che ci permette di indicizzare al meglio il nostro sito è un’adeguata strategia di SEO Marketing che chiunque offre una consulenza SEO deve saper offrire. Questo perché le logiche dei motori di ricerca sono in costante rinnovamento e le azioni per rispondere al meglio alle esigenze di Google e compagnia devono essere pronte e finalizzate a interventi specifici.

Questo perché fare SEO sul proprio sito è ormai l’unica maniera valida per rimanere competitivi nei motori di ricerca, vendere al meglio i propri servizi o, semplicemente, farsi conoscere.
Sempre più persone si affidano a questi motori per decidere cosa e dove comprare grazie a una semplice ricerca, sostituendo i canali di trasmissione pubblicitaria presenti su altri media o il semplice passaparola.

Ciò ci fornisce il valore che ha, nel mercato attuale, quello di sapere come scegliere un’agenzia SEO, o anche solo un consulente SEO, preparato al meglio, servizi che d’altronde Pikta Studio offre con preparazione certificata.

Riconoscimento editoriale per le immagini: Shutterstock

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