Pikta - Helvetica

L’Helvetica, come un carattere tipografico abbia condizionato il concetto di comunicazione

L’Helvetica è ovunque.

Ogni giorno, sui cartelli stradali e sui logotipi, nei siti web e sugli scaffali del supermercato.

Questo articolo vuole celebrarne la storia, molto interessante, con vari aneddoti tra cui il fatto che, inizialmente, si sarebbe dovuto chiamare Neue Haas Grotesk.

Ma andiamo per gradi. Dalla personalità asettica ed essenziale, l’Helvetica evoca lo stile degli anni ’60 dello scorso secolo e il linguaggio della pubblicità di quel periodo.

Questo carattere tipografico ha 5 caratteristiche distintive: è leggibile, neutrale, versatile, pulita e, soprattutto, è aperta alle interpretazioni del contesto. Per questo è costantemente utilizzato dai designer e nei principali brand di tutto il mondo.

È talmente inflazionato che tra i designer si è presto creata una forte dicotomia tra chi lo vede come “banale” e chi, invece, ne celebra lo stile “senza tempo”

La sua storia

Nel 1800 un anonimo designer realizza un carattere senza grazie chiamato Grotesk, che fu poi riprodotto dai progettisti del diciannovesimo secolo, che iniziano a usarlo in quanto impattante e robusto, perfettamente in tema con lo stile di inizio secolo per le scritte delle insegne informative.

Tanto che, nel 1896, dal Grotesk nacque l’Akzidenz Grotesk, una versione in lowercase che si fa subito notare perché, a differenza dell’originale, risulta più delicato e leggibile e può essere riprodotto in 4 diversi “spessori”, chiamati pesi.

Ma fu dall’idea del boss della fonderia Haas che quel carattere, così naturale, avesse bisogno di una rielaborazione per il nuovo secolo. Edouard Hoffmann, il capo della Haas Type Foundry, incaricò quindi, nel 1956, il freelance Max Miedinger di ideare un set di caratteri senza grazie per una nuova linea tipografica.

Max Miedinger impiegò quasi un anno per disegnare questo nuovo carattere. Agli inizi, nel 1957, il carattere si sarebbe dovuto chiamare Neue Haas Grotesk, ma nel 1960 venne ribattezzato Helvetica (da Helvetia, Svizzera, in latino) per dargli un twist sul mercato internazionale. Il nome venne infatti pensato proprio per evocare l’avanguardia della Swiss Technology, fenomeno che andava per la maggiore all’epoca.

Per le agenzie e i designer di tutto il mondo l’Helvetica fu infatti la font iconica che rifletteva le tendenze industriali del tempo, la loro identità visiva. Il fatto stesso di aver progettato un carattere come l’Helvetica andava verso un’idealizzazione del modernismo.

Sin dall’inizio furono rilasciati tre typefaces, tutti progettati alla stessa maniera neo-grotesque: Neue Haas Grotesk di Eduard Hoffmann e Max Miedinger, Univers di Adrian Frutiger, e il Folio di Konrad F. Bauer e Walter Baum.

Nel ’61 la tedesca Linotype introdusse sul mercato la serie completa, e l’esplosione del fenomeno Helvetica fu planetaria: grazie al fatto di essere stata introdotta negli anni della rivoluzione del lettering, la font venne opzionata dalle maggiori agenzie pubblicitarie, vogliose di sfoggiarlo con i loro migliori clienti; fu così che brevemente iniziò a comparire nei brand, nelle stampe d’arte, nelle clip video, nella segnaletica e nella quasi totalità dei campi della comunicazione visiva. Forte di questo successo Linotype ha poi pubblicato Helvetica Neue nel 1983, con pesi indicati da due cifre, ab, dove a va da 2 a 9 (ultra chiaro a nero), e b da 3 a 7 (esteso a condensato) ad esempio il75 è un Bold Regular. Nel 1983 furono prodotti in totale 51 pesi.

La versione di Helvetica di URW, gratuita con il pacchetto di font Ghostscript, è Nimbus Sans (1987).

La definitiva consacrazione dell’Helvetica arriva da Apple che, nel 1984, lo include tra i caratteri di sistema Macintosh, promuovendone la diffusione anche nel versante della grafica digitale.

Invece la Microsoft per i suoi pc scelse Arial, il fratello minore di Helvetica, poiché costò molto meno a Bill Gates e soci.

L’Helvetica è oggetto di parecchi libri che ne narrano la storia, che è stata persino celebrata dal MOMA di New York, ed è stata una font innovativa perché ha voluto far intendere il Design come una comunicazione obiettiva di un’idea, e non come espressione artistica.

Tenicamente Helvetica è un sans serif gotico, ed è un carattere con svariate particolarità: ha infatti tanto spazio negativo (il bianco) che circonda le lettere, quanto quello delle linee che compongono i caratteri. Un’altra curiosità è che lo spazio negativo contenute all’interno della “a” minuscola assomigli molto a una lacrima. Infine i caratteri si sviluppano sempre in verticale o orizzontale, ma mai in diagonale.

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