Branding negli anni 20 - Pikta Studio

Il branding negli anni venti

Nel marketing attuale il branding è una peculiarità fondamentale per farsi riconoscere e far trasparire i valori che si vogliono comunicare a prima vista. Ma anche questa attività si evolve…

Mai come in questo 2021 il branding, e le eventuali rivisitazioni, sono attesi alla prova del fuoco.
In un’epoca di incertezza e di voglia di tornare alla normalità, se un’azienda vuole distinguersi ed essere incisiva sul mercato deve riuscire a trasmettere insieme sia tranquillità che speranza, con ottimismo e forza.
Sta ai creativi trovare un modo efficace per esprimere queste sensazioni, e ciò li spingerà ad alzare l’asticella dell’ingegno, tra chi potrebbe puntare ai valori di un passato che ci sembra tanto lontano e chi, invece, vorrà trovare strade innovative.

Branding? Si mangia?

Ma cos’è il branding?
Il branding è il vestito della vostra azienda, è ciò che volete mostrare ed è come volete apparire.
È anche il futuro che volete prospettare ai vostri acquirenti, ciò che vuole intentare la vostra azienda per approcciarsi al mercato dei prossimi anni.
Ma è anche un insieme di valori che intendete associare al vostro nome, come la fiducia, la trasparenza e il vostro rapporto coi clienti.
E tutto ciò dovrà essere visibile alla prima occhiata, perché ben si sa che nel marketing la prima impressione è fondamentale a cementare la vostra immagine.
HavasGroup, azienda leader nel campo statistico, fa notare che più di 3 consumatori su 4 usufruiscono più volentieri dei marchi che gli trasmettono i loro stessi valori, o meglio, ciò che loro percepiscono.
Si capisce, quindi, come la scelta del branding, o un’attenta operazione di rebranding, sia di importanza fondamentale per una società che si immerge in un mercato inflazionato di nomi, marchi e colori sempre nuovi e coinvolgenti.

Come scegliere che brand creare?

Marchio. Identità. Scopo.
Queste sono le tre cose da decidere quando, all’atto pratico, decidiamo un’attività di branding.
Perché quest’attività dovrà necessariamente coinvolgere tutto ciò che riguarda l’azienda, dal packaging al sito internet, dal marketing cartaceo a quello televisivo, dalle attività di comunicazione minori all’immenso e discontinuo universo dei social media.
Sarà quindi d’uopo soppesare ogni scelta riguardante font, colori, web design, forme e sensazioni percepite.

Il primo passo, quindi, è di identificare il target a cui ci si vuole riferire.
Non è una scelta semplice, perché bisogna capire quanto la gente già conosca il nostro brand, perché vi si è affezionato, chi vogliamo e pensiamo che utilizzi il nostro prodotto – individuando una sorta di cliente perfetto – ma senza dimenticarci delle origini societarie in modo da non tradire il percepito che la nostra clientela si è già creato.

Solo a questo punto si può puntare a capire cosa si vuole comunicare.
Quali sono i nostri valori? Cosa vogliamo far sapere al nostro consumatore? Perché pensiamo che, per lui, sia meglio scegliere noi che qualcun altro?
Dobbiamo comprendere e far comprendere cosa siamo in grado di offrire, sia a livello qualitativo che di percezione.

Il branding che vorrei.

Allora potremo passare al creare la nostra brand identity.
Per farlo dovremo considerare due elementi fondamentali, ovvero la “voce del marchio” e le “risorse visive”.
Ovvero il far riconoscere immediatamente il nostro marchio anche al consumatore più disattento e farglielo imprimere inconsciamente nella memoria.
Per far ciò dovremo comunicare con tutte le nostre potenzialità i nostri intenti. Logo, claim, brand, immagini, suoni, colori. Tutto è uno e uno è Brand.
Soprattutto i colori sono impattanti nell’immaginario: un colore peculiare può aumentare sensibilmente la familiarizzazione di un brand a livello inconscio.
Ciò deve portare anche a una valutazione oggettiva del mercato, di ciò che fanno i competitor, e non lasciarsi trascinare dai soli gusti personali.

Quello che comunico.

Un altro passo importante, specialmente in questo mondo dominato dai social media, è capire come si vuol comunicare con chi vogliamo che compri. Nessun mood è fondamentalmente sbagliato, sia esso uno stile giocoso o un tono rafforzativo, un modo professionale o uno più giovanile. Come trasmettereste i vostri valori a chi vi sente? Come pensate sia giusto farlo, e a che target volete mirare? Sono tanti i parametri da considerare per integrare in modo coerente il vostro marchio nel mercato.

Gli esempi di approcci diversi sono tanti. Da quello familiare ed evocativo della Barilla a quello giocoso e giovanile di Ceres, da quello potente di Mercedes a quello trasognante di Peugeot.
Anche i social media manager stanno tentando svariate tipologie di approccio, da quelli meramente istituzionali e seriosi a quelli che seguono mode, meme e trend del momento.
Nessuna modalità è scontata o sbagliata per principio, si deve soltanto capire come vogliamo essere percepiti.

A questo punto il brand è pronto, caldo caldo per essere impostato in ogni nostra piattaforma, dai servizi web al servizio clienti. Quel brand è in tutto e per tutto la tua azienda, e naturalmente più visibilità gli si dà, più sarà riconoscibile.

 

Riconoscimenti editoriali: Ninja MarketingShutterstock/Monster Ztudio

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